L’inverno è la stagione più imprevedibile e sensibile, basta un cambio di temperatura o di pressione atmosferica e tutto si trasforma magicamente: la neve, il ghiaccio, la galaverna, il sole sopra le nebbie della pianura, il cielo blu, l'aria tersa che mostra infiniti orizzonti e le notti illuminate dal chiarore della luna riflessa sulla neve. Non tutti gli inverni, soprattutto in questa fase storica, mostrano questa ricchezza di atmosfere e paesaggi. Il caso ha voluto che proprio adesso, in piena pandemia, il paesaggio invernale nelle montagne del Parco desse il meglio di sé. Purtroppo questi paesaggi si potranno, ancora per un po' di tempo (speriamo breve) solo desiderare.
Il nostro augurio è il ritorno alla normalità, ma con un invito a non essere “normali” fruitori, ma apprezzare ancora di più questa bellezza, magari partecipando a escursioni guidate o documentandosi sulle tante pubblicazioni e moduli di approfondimento che il Parco offre.
In questi giorni, però, più che parlare della bellezza delle secolari foreste ammantate di neve, si parla della chiusura del tratto di strada tra Campigna e il Passo della Calla e della SP 94 che dal Passo della Calla conduce verso loc. Piancancelli. Le foreste naturali che tanto amiamo sono anche vive e sottoposte alle regole della natura che a volte purtroppo non coincidono con le nostre esigenze di avere sempre una viabilità perfetta.
Il Parco sulla questione ha emesso nei giorni scorsi un comunicato stampa in risposta alle lettere e alle diffide riportate dai giornali.
“Premettiamo che ci troviamo a descrivere eventi atmosferici estremi e imprevedibili, che hanno riguardato tutto l'arco appenninico, e pur non avendo l'ente, con tutta evidenza, competenza diretta in merito alla viabilità, si precisa che, nel 2018, a fronte delle sollecitazioni pervenute, il Reparto Carabinieri Biodiversità, d'intesa col Parco, ha tagliato circa quaranta piante lungo la strada, alcune delle quali di notevoli dimensioni.
E', nondimeno, di pochi mesi fa l'intervento per la rimozione di alcuni grandi abeti proprio in Campigna, lungo la strada, nei pressi dell'Alpen Bar.
Non possiamo dimenticare che il patrimonio ambientale che l'Ente è impegnato a tutelare è il principale asset delle strutture ricettive del comprensorio di Campigna: un suo depauperamento andrebbe a nocumento del valore ambientale del territorio e della sua possibilità di valorizzazione turistica.
Gli alberi non sono edifici e, in situazioni estreme e imprevedibili, come quella che interessa la dorsale appenninica in questi giorni, non si può fare altro che intervenire con prontezza eliminando gli alberi che ostruiscono il passaggio. L'area protetta non ostacola la rimozione degli alberi pericolanti, ma sarebbe inaccettabile, anche dal punto di vista estetico, creare una fascia di garanzia a destra e a sinistra di ampiezza equivalente all'altezza di tali straordinarie piante.
La foresta, che non è un quartiere fatto di condomini in cemento armato, è sottoposta agli andamenti naturali, nonché alle imprevedibili conseguenze dei dissesti di origine antropica.
E' evidente che la richiesta di mettere "in sicurezza" una strada immersa in una foresta di valore storico e paesaggistico (in parte definita addirittura "monumentale" nel Piano per il Parco), con reminiscenze della presenza granducale e alberi plurisecolari, non può equivalere all'aspettativa che in situazioni ambientali particolari si possa eliminare il rischio di caduta di piante sull'asse stradale. E' una garanzia che, la cronaca di tutti i giorni ci insegna, nessuno può dare neppure sulle strade urbane, con piante di pochi decenni”.
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